Storia della sede
Se recenti studi di Germano Pallini ipotizzano come prima sede di riunione degli Intronati la chiesa di S.Giusto in Salicotto, successivamente e fino al 1729 si traferirono all’interno dell’Opera Metropolitana, nel cosiddetto “Saloncino”. Poi utilizzarono il salone attiguo alla Sapienza, oggi Sala storica della Biblioteca Comunale degli Intronati, dove nell’arco della porta interna un’iscrizione ricorda le sei primitive leggi che dovevano essere rispettate dagli Accademici: Deum colere – Studere – Gaudere – Neminem laedere – Nemini credere – De mundo non curare.
L’attività dell’Accademia all’interno di quell’edificio è documentata anche dalla presenza del suo archivio, composto di 49 volumi, che, ornati dall´impresa della zucca, vengono ancora oggi definiti «zucchini».
Il terremoto del 1798, che danneggiò pesantemente l’intero edificio della Sapienza compresa la “Scuola magna dell’Accademia degli Intronati”, impose il trasferimento della sede e una lunga sospensione dell’attività.
Bisognerà aspettare il 1941, con la formale ricostituzione dell’Accademia degli Intronati, per il definitivo insediamento nel Palazzo Piccolomini Todeschini poi Patrizi in via di Città.
Il grande complesso che i Patrizi avevano acquisito nel ‘600 inglobando vari palazzi, era stato venduto al Comune dall’ultima proprietaria, Adele D’Harcourt moglie di Carlo Piccolomini Clementini, nel 1928 e in parte negli anni successivi, per destinarlo ad uffici comunali.
All’Accademia vennero assegnati vari locali al primo piano ed in particolare il grande salone, detto “Sala Piccolominea”, con un bellissimo soffitto a travature ornate di eleganti formelle in carta pesta ed una sottostante fascia affrescata a figurette e piccoli paesaggi con decorazioni allegoriche a stucco. Gli affreschi appartengono ad un pittore romano fiammingo Bernardo Van Rantwyck e gli stucchi a Marcello Sparti da Urbino. Sulla parete destra si apriva il sacello gentilizio dei Piccolomini e sulla parete sopra la porta vi è un affresco del Van Rantwyck (1583). Allo stesso piano vi sono saloni con solai licei decorati del cinquecento, sale con controsoffitti voltati a padiglione e affrescati del settecento, altra sala con una volta a vela con lunette seicentesca, ed il vecchio sacello ristrutturato a studio nell’ottocento, con soffitto ligneo con pregevoli intarsi.
Qui nel 1942 venne collocata una grande tela ad olio con lo stemma dell’Accademia, opera di Bruno Marzi. Il corridoio di ingresso e le altre sale adiacenti furono nella stessa occasione restaurate e decorate con l’impresa della zucca, dal pittore Vittorio Zani che intervenne anche nella Cappella.
In questi ambienti l’Accademia ha accolto anche l’Archivio della Società degli Amici dei Monumenti e una parte della biblioteca, con testi inglesi e francesi, del Club degli Stranieri.